Interviste a tatuatori n.1
Intervista al tatuatore Daniele Scafati
Finalmente, dopo mesi di emergenza covid, possiamo pubblicare il primo post con un'intervista a uno dei tatuatori nostri ospiti e amici. Daniele Scafati, romano, è venuto a trovarci in studio più volte, già dal 2018, l'ultima pochi mesi fa.
Gli abbiamo posto alcune domande sul tatuaggio e sui suoi gusti e gli abbiamo anche chiesto di consigliarci un bel libro da leggere.
Ho 31 anni e sono nato e cresciuto a Roma.
Comprai una macchinetta per tatuare in condivisione con due miei amici: Fabio e Gianluca, già addentrati più di me nella realtà del tatuaggio, coi quali iniziai a fare pratica e che indirettamente ringrazio. Senza accorgermene, lavoravo con continuità. Il mio background artistico è variegato, legato all'illustrazione, alla grafica, ai graffiti e all'arte underground in modo generico.
Tatuo da nove anni circa. Dopo un periodo da autodidatta mi sono affacciato ai primi studi che mi hanno aiutato a capire la direzione da prendere, le regole di questa antica cultura e l'importanza dei libri. Credo che la presa di coscienza di questi fattori e il confronto con persone più esperte siano l'unica "scuola" possibile in questa realtà.
La mia impronta stilistica è regolamentata dal tradizionale europeo (prevalentemente inglese e danese). Cerco però di arricchirla e personalizzarla con ogni tipo di immaginario artistico possa "coabitare" con le regole del tatuaggio classico. Amo l'arte pulp, il fumetto anni '70 e '80, i design anni '90, tutto ciò che mi colpisce stilisticamente e penso possa funzionare su pelle entra a far parte del mio lavoro.
Ho scarsa confidenza con la tecnologia. Credo che l'uso dei social abbia rivoluzionato questo mondo apportando vantaggi notevoli nelle connessioni, nelle potenzialità organizzative di eventi, come nella diffusione della cultura stessa, certo spesso a discapito di una "disumanizzazione" della realtà. Tra pro e contro, cerco di sfruttarne solo gli aspetti consoni alla mia etica.
Mi piace viaggiare per lavoro, confrontarmi e vedere realtà differenti.
Tutto ciò che faccio nella vita credo sia parte influente del mio lavoro, esso ne rimane coinvolto e plasma di conseguenza i miei interessi che mutano, credo sia un connubio inscindibile e parte di un discorso unico. Vorrei in futuro coltivare maggiormente l'illustrazione e la pittura, magari continunando a tenere la macchinetta in mano.
Siamo nell'era del surplus nel campo del tatuaggio. Penso che stiamo vivendo un momento storico in cui la qualità reale del prodotto finito e venduto abbia un'importanza sempre più marginale a favore della capacità pubblicitaria applicata. Questa modalità, che poi ha riscontro in tutto il mondo e il mercato odierno, crea una selezione qualitativa non meritocratica. Il cliente, abbagliato dal personaggio o dalla pirotecnica modalità di vendita, premia spesso lavori scadenti. Credo che ci stiamo scordando cosa si sta realmente vedendo. Non è facile fare previsioni ma, se mai verrà fatto un passo indietro, come accade nella ciclicità delle cose, spero che il successivo passo avanti sia verso direzioni più autentiche.
Saluto tutti e ringrazio i ragazzi dell'Horror Vacui, sempre dinamici e freschi nelle loro iniziative.
Come libro mi sento di consigliare uno riletto recentemente ma che mi devasta emotivamente come la prima volta, Gli spiriti non dimenticano, di Vittorio Zucconi.
Daniele Scafati per Horror Vacui Tattoo Parlour
Gli abbiamo posto alcune domande sul tatuaggio e sui suoi gusti e gli abbiamo anche chiesto di consigliarci un bel libro da leggere.
Ho 31 anni e sono nato e cresciuto a Roma.
Comprai una macchinetta per tatuare in condivisione con due miei amici: Fabio e Gianluca, già addentrati più di me nella realtà del tatuaggio, coi quali iniziai a fare pratica e che indirettamente ringrazio. Senza accorgermene, lavoravo con continuità. Il mio background artistico è variegato, legato all'illustrazione, alla grafica, ai graffiti e all'arte underground in modo generico.
Tatuo da nove anni circa. Dopo un periodo da autodidatta mi sono affacciato ai primi studi che mi hanno aiutato a capire la direzione da prendere, le regole di questa antica cultura e l'importanza dei libri. Credo che la presa di coscienza di questi fattori e il confronto con persone più esperte siano l'unica "scuola" possibile in questa realtà.
La mia impronta stilistica è regolamentata dal tradizionale europeo (prevalentemente inglese e danese). Cerco però di arricchirla e personalizzarla con ogni tipo di immaginario artistico possa "coabitare" con le regole del tatuaggio classico. Amo l'arte pulp, il fumetto anni '70 e '80, i design anni '90, tutto ciò che mi colpisce stilisticamente e penso possa funzionare su pelle entra a far parte del mio lavoro.
Ho scarsa confidenza con la tecnologia. Credo che l'uso dei social abbia rivoluzionato questo mondo apportando vantaggi notevoli nelle connessioni, nelle potenzialità organizzative di eventi, come nella diffusione della cultura stessa, certo spesso a discapito di una "disumanizzazione" della realtà. Tra pro e contro, cerco di sfruttarne solo gli aspetti consoni alla mia etica.
Mi piace viaggiare per lavoro, confrontarmi e vedere realtà differenti.
Tutto ciò che faccio nella vita credo sia parte influente del mio lavoro, esso ne rimane coinvolto e plasma di conseguenza i miei interessi che mutano, credo sia un connubio inscindibile e parte di un discorso unico. Vorrei in futuro coltivare maggiormente l'illustrazione e la pittura, magari continunando a tenere la macchinetta in mano.
Siamo nell'era del surplus nel campo del tatuaggio. Penso che stiamo vivendo un momento storico in cui la qualità reale del prodotto finito e venduto abbia un'importanza sempre più marginale a favore della capacità pubblicitaria applicata. Questa modalità, che poi ha riscontro in tutto il mondo e il mercato odierno, crea una selezione qualitativa non meritocratica. Il cliente, abbagliato dal personaggio o dalla pirotecnica modalità di vendita, premia spesso lavori scadenti. Credo che ci stiamo scordando cosa si sta realmente vedendo. Non è facile fare previsioni ma, se mai verrà fatto un passo indietro, come accade nella ciclicità delle cose, spero che il successivo passo avanti sia verso direzioni più autentiche.
Saluto tutti e ringrazio i ragazzi dell'Horror Vacui, sempre dinamici e freschi nelle loro iniziative.
Come libro mi sento di consigliare uno riletto recentemente ma che mi devasta emotivamente come la prima volta, Gli spiriti non dimenticano, di Vittorio Zucconi.
Daniele Scafati per Horror Vacui Tattoo Parlour
Horror Vacui Tattoo Parlour si trova in via San Vitale 40/5b, in centro a Bologna, a 300 metri dalle Due Torri. Dal 2016 siamo aperti dal lunedì al sabato inclusi, dalle 11:00 alle 19:00. Vi aspettiamo per il vostro prossimo tattoo!!